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foto Paolo Tagliacarne

Dal turismo sportivo ciclistico la scoperta di nuovi itinerari

Paolo Tagliacarne

Founder Turbolento Thinkbike – Strade Zitte

La vostra associazione è un bell’esempio di esperienza dal basso. Come è nata questa idea? 

L’idea è nata nel 1991 quando mi occupavo di comunicazione nel mondo dello sport con una piccola agenzia specializzata. Ad un certo punto abbiamo deciso di occuparci anche di ciclismo e dopo avere acquisito dei clienti, quasi per gioco, ci siamo costituiti come associazione sportiva. Abbiamo impiegato due anni per trovare il nome “Turbolento” che è la sintesi perfetta tra velocità e lentezza, istinto e ragione, poesia e matematica e abbiamo iniziato a pedalare tra amici.
Nel 1995 l’Associazione è stata ufficialmente costituita con atto notarile. Pochi giorni dopo, in seguito alla segnalazione di un collaboratore sulla situazione disastrata del velodromo Vigorelli di Milano, abbiamo coniato lo slogan “Rimettiamolo in pista” e lanciato una raccolta di firme al Salone del Ciclo e Motociclo. In quattro giorni abbiamo raccolto 10mila firme con un enorme supporto popolare e mediatico, in un’epoca in cui non esistevano internet e i social. La Provincia di Milano ci chiese di realizzare una piccola pubblicazione con i percorsi all’interno del territorio milanese (Parco Agricolo Sud Milano, Navigli, Parco del Ticino sponda lombarda) e da lì è nata l’idea di divulgare i primi percorsi, proponendoli a qualche amico che, attraversandoli, restava puntualmente sorpreso dalla piacevolezza dei luoghi. Piccole strade di campagna, strade interpoderali, minuscole, meno che secondarie in parte asfaltate in parte sterrate. In molti ci sollecitarono a farle conoscere e grazie al finanziamento della Provincia di Milano abbiamo pubblicato un primo volume a schede e sono nate le prime otto “Strade Zitte” che ai tempi si chiamavano “Itinerari per il cicloturismo sportivo”. Il nome “Strade Zitte” nacque più tardi, ispirato da una canzone di Paolo Conte, “Hemingway” del 1981. Pedalavo nell’Oltrepò Pavese, da solo, su una stradina minuscola in salita e canticchiavo questa canzone che recita “C’era questa strada, questa strada zitta che vola via come una farfalla, una nostalgia…”. A quel punto abbiamo iniziato a mappare percorsi in tutta l’Italia, da Nord a Sud prendendo sempre spunto da brani musicali come in Basilicata (ispirandoci al film Basilicata Coast to Coast) o in Puglia con “Penso che un sogno così non ritorni mai più”, dove abbiamo accompagnato tantissimi stranieri a pedalare sulle strade tra trulli e ulivi secolari, con anche la pretesa di insegnare l’italiano agli stranieri che a Polignano, davanti al monumento di Domenico Modugno dovevano cantare le prime strofe di “Volare”, con voto in pagella.

Quante sono “Strade zitte”?

Oggi le Strade Zitte sono 262 itinerari. Ogni percorso nasce da una traccia studiata a tavolino su mappe geografiche del Touring Club. Si passa quindi al collaudo sul terreno, per tornare al computer dove con l’ausilio di alcuni programmi di cartografia digitalizzata (Garmin Base Camp, Gooole Maps e più recentemente la piattaforma Komoot), creiamo e pubblichiamo i percorsi scaricabili a titolo assolutamente gratuito.
Siamo una community, una piccola realtà amatoriale che produce “intrattenimento ciclistico” rivolto essenzialmente agli amatori e attività didattica rivolta ai piccolissimi, con corsi di mountain bike nei parchi milanesi. Da quest’anno al velodromo Vigorelli lanceremo un primo corso per balance bike, ovvero le biciclette a spinta dei piccolissimi.

Quante persone gravitano intorno alla vostra associazione? Che profilo hanno?

La società sportiva a responsabilità limitata oggi ha tredici soci finanziatori, circa 200 tesserati che costituiscono il Cycling Club e oltre 5.400 iscritti alla newsletter quindicinale che costituiscono la Cycling Community (di cui circa 500 stranieri). Il sito turbolento.net ha una base di followers di 65mila utenti l’anno, che vuol dire più o meno dai 120 ai 160 visitatori al giorno nella bassa stagione fino ai 300 dell’alta stagione, con picchi di 500. La fan-base social ha oltre 30mila follower.

L’attività organizzativa prevede tre manifestazioni principali all’anno che sono la Chase The Sun, una pedalata inseguendo il sole nel giorno più lungo dell’anno durante il solstizio d’estate, il Grand Tour di Lombardia e Milano Gravel Roads. 

Chi sono i “turbolenti”? Anzitutto sono persone che hanno un sano e innato gusto per l’esplorazione e la scoperta del territorio, sentendosi un po’ Magellano, Cristoforo Colombo o Pigafetta. Ciclisti impegnati ed esigenti che alla prestazione sportiva prediligono la voglia di contemplazione. Sono persone dal reddito e cultura elevati, in genere professionisti, imprenditori, manager con buona disponibilità di spesa, nella fascia di età 45-65 anni, in prevalenza uomini, anche se la quota rosa si attesta attorno al 20%. 

Il vostro non è tanto un cicloturismo, ma un turismo sportivo in bicicletta; che differenza c’è?

La differenza nasce dal fatto che in Italia la parola cicloturismo è un po’ svilente, l’italiano che sale in bicicletta (escludiamo le bici da passeggio) spesso si sente al pari di un atleta, ma la testa e il fisico dell’atleta sono tutt’altra cosa.
Il termine Cycle Touring come lo intende il mondo anglosassone include anche quelli che partecipano a gare amatoriali. In Italia non è così, e quindi Il termine cicloturismo lo vediamo un po’ come una cosa di ripiego, ragione per cui ci siamo posizionati sul “cicloturismo sportivo”, o “turismo sportivo ciclistico”.

Qual è l’apporto delle giovani generazioni? Come cercate di attirarle e coinvolgerle?

Catturare i giovani è il nostro obiettivo più ambizioso, lavoriamo bene coi giovanissimi (4-12 anni), ma poi si crea un vuoto sulla fascia superiore fino ai 28-30 anni.
Da quando abbiamo iniziato a organizzare la Chase The Sun riusciamo ad attrarre in parte il pubblico più giovane. Alla stessa stregua il movimento gravel attira sicuramente molto di più i giovani, anche perché richiede una maggiore elasticità e agilità fisica. La terza leva da usare è quella dei social per comunicare la nostra attività.

Le strade che avete scoperto e catalogato sono poi diventate effettivamente dei brand riconosciuti dalle istituzioni come elementi di valorizzazione del territorio? Ci può fare alcuni esempi?

Stiamo lavorando affinché le “Strade zitte” diventino il nostro brand. Dobbiamo noi per primi essere consapevoli di questo “patrimonio” che stiamo creando. Partiti con la Provincia di Milano, abbiamo lavorato con Regione Lombardia creando un percorso da Milano al Mare Adriatico seguendo le vie d’acqua che da Milano lungo il Lambro e l’argine maestro del Po portano al mare. Stiamo creando per il Comune di Bagno a Ripoli un percorso ad hoc all’interno del territorio comunale e siamo al lavoro anche per realizzare un percorso permanente sulla traccia della Chase the Sun, che è un lungo percorso, da costa a costa, ricco di eccellenze turistiche, naturalistiche, culturali, storiche e di architettura. A partire dal porto canale Leonardesco di Cesenatico, si passa dall’entroterra romagnolo, il Valico Tre Faggi, una splendida salita in gran parte nel Parco delle Foreste Casentinesi, che riteniamo di “aver scoperto” e che il Tour de France porterà quest’anno a maggior fama. Sarà infatti il primo GPM (Gran Premio della Montagna) del Tour che partirà il 29 giugno da Firenze.

Oggi lavoriamo all’idea di un percorso permanente dalla Riviera Romagnola al Litorale Pisano, con il Comune di Cesenatico, e con l’Ambito Turistico delle Terre di Pisa entrambi partner della manifestazione Chase the Sun. Anche questo fa parte della costruzione del brand “Strade Zitte”.