immagine di copertina itinerario Il prodotto audiovisivo è un moltiplicatore dell’attrattività di un territorio
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Il prodotto audiovisivo è un moltiplicatore dell’attrattività di un territorio

Andrea Scrosati

Chief Operating Officer e CEO Continental Europe, Fremantle

La vostra società è molto attiva nel produrre contenuti audiovisivi fortemente orientati alla valorizzazione dei luoghi italiani. Ci può raccontare i casi più virtuosi e l’impatto che hanno avuto sul territorio?

La ricaduta diretta sui territori, di cui il turismo è ovviamente il primo fattore ma non l’unico, è legata all’idea stessa di prodotto culturale; è un aspetto che esiste da sempre e nasce con il teatro, con i romanzi, con la musica. Ci sono moltissimi esempi nella storia di una correlazione diretta tra la narrazione e la scoperta di un territorio. Dal punto di vista dell’audiovisivo, e in particolare del nostro gruppo, i casi sono molteplici e anche particolarmente evidenti; pensiamo all’ “effetto Napoli” legato a diverse nostre produzioni come L’amica geniale, Un posto al sole o il film di Paolo Sorrentino È stata la mano di Dio. In quest’ultimo caso, per esempio, c’è una scena che si svolge nelle piscine naturali di Posillipo; ebbene, quelle vasche erano a ingresso libero, dopo l’uscita del film è stato introdotto un biglietto d’accesso perché la domanda per visitarle era enormemente cresciuta. Oppure pensiamo ai tour organizzati sui luoghi de L’amica geniale. Un altro esempio lampante è legato al Lago di Braies e alla serie Un passo dal cielo; la location fu scelta da Lux Vide insieme alla Film Commission del Sud Tirolo anni fa e il suo impatto è stato talmente forte che è stato necessario introdurre un numero chiuso per accedervi. Si trattava inizialmente, di un luogo poco frequentato ma per le ultime stagioni la Film Commission ha chiesto di spostare la produzione sul versante veneto delle Dolomiti. Ci sono moltissimi altri casi; ad esempio, la scorsa estate ci sono stati diversi tour organizzati sui luoghi de Le otto montagne. Qui il tema curioso è che già il romanzo di Cognetti aveva generato un’attrattiva verso questi luoghi, ma il film ha fatto da vero e proprio volano per il turismo. E tutto questo vale anche rispetto ad aspetti specifici delle narrazioni; ci sono studi che dimostrano, per esempio, come dopo film sul vino o sul cibo (pensiamo al caso di Sideways del 2004) si registra un aumento dei consumi in quel settore specifico. In fondo, ciascuno di noi legge libri, va al cinema, guarda la televisione perché vogliamo trovare qualcosa di noi in quelle storie. 

Oltre ai risvolti nel settore turistico, c’è anche una ricaduta sul territorio in termini occupazionali e di indotto. In che modo una produzione audiovisiva traina anche l’economia locale nel concreto?

Nel 2023 abbiamo staccato oltre 30mila cedolini in Italia; quindi, la nostra è un’industria che coinvolge decine di migliaia di persone e c’è un impatto occupazionale diretto, immediato, per quanto legato alle singole produzioni. Poi c’è tutto l’indotto, come per esempio i fornitori che spesso sono proprio sul territorio. Cito due esempi recenti che mi paiono significativi: uno è il film Queer di Luca Guadagnino con Daniel Craig e l’altro Without Blood di Angelina Jolie con Salma Hayek. Entrambi i film (tratti da romanzi) sono ambientati in Messico ed entrambi sono stati, però, girati a Cinecittà. In un caso abbiamo ricostruito un quartiere di Citta’ del Messico degli anni ’40-’50, una delle più imponenti ricostruzioni scenografiche fatte a Roma negli ultimi trent’anni; che ha coinvolto centinaia di lavoratori. Per non parlare delle automobili d’epoca che abbiamo recuperato da fornitori, concessionari e collezionisti italiani sparsi per il Paese. La scelta del luogo in cui girare ha un impatto diretto. Faccio un altro esempio; a un certo punto, c’è una scena che si svolge nella foresta dello Yucatan. Ebbene, quelle scene sono state girate nell’Orto botanico di Palermo che è un gioiello, ma che pochi conoscono; sono convinto che, quando il film uscirà, sarà un volano per il turismo locale. Il film parla del Messico, ma in realtà finisce per valorizzare la Sicilia.

E dal punto di vista delle politiche territoriali, ci sono aspetti che si potrebbero sviluppare ulteriormente? Per esempio, alcuni territori non sempre sono in grando di gestire l’improvvisa visibilità che proviene dall’essere location di una produzione importante. Qual è il suo punto di vista?

È il meccanismo che fa la differenza. Quando per avere dei contributi devi negoziare con la politica, si inserisce un elemento di discrezionalità potenzialmente scivoloso e, per essere chiari, non mi riferisco solo all’Italia ma è un tema che riguarda tutto il mondo. Inoltre, si rischia anche di entrare in discussioni sui contenuti editoriali che, tranne per alcuni aspetti legittimi, non dovrebbero competere alle istituzioni. Quando il meccanismo invece è automatico, sulla base ovviamente di condizioni e regole chiare e trasparenti, nella mia esperienza i risultati sono più efficaci per tutti i soggetti coinvolti, a partire dalle istituzioni locali e nazionali.

Esistono, secondo Lei, dei generi, delle modalità di racconto o dei tagli narrativi che meglio si prestano a valorizzare alcune caratteristiche specifiche del territorio italiano?

A parte quei generi completamente scollegati dal luogo, come per esempio il science-fiction o un prodotto girato tutto in interni, credo che in realtà l’effetto sia molto trasversale. Il punto è che anche i generi o i racconti da cui ci si aspetterebbe meno effetto spesso dimostrano il contrario. Faccio l’esempio di Gomorra-La serie: sulla carta si tratta di un prodotto che avrebbe potuto avere un effetto quasi respingente alla valorizzazione del territorio. In realtà è ormai dimostrato da dati concreti che è stata una delle produzioni che più ha rilanciato l’immaginario di Napoli generando un indotto turistico per la città e fungendo da volano per altre produzioni seriali e cinematografiche. La mia esperienza è che tutti i generi possono produrre questo effetto; anche i prodotti in costume, come, ad esempio, un film di trent’anni fa come Ladyhawke e il suo castello in Abruzzo che divenne meta di appassionati. Oppure Il racconto dei racconti di Garrone le cui location sono diventate di colpo celebri perché riscoperte da riviste di viaggi. C’è anche un circuito virtuoso in tutto questo che si alimenta attraverso articoli e immagini che circolano su giornali e magazine legati al turismo. Il contenuto audiovisivo genera più di molti altri un circuito virtuoso che produce effetti in altri settori fondamentali per l’economia di un Paese.