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foto Daniela D'Amico

Turismo esperienziale e sostenibilità

Daniela D'Amico

Responsabile Ufficio Promozione, Comunicazione e Rapporti Internazionali del Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise

Come state interpretando nel vostro ambito il concetto di turismo esperienziale non convenzionale? Come lo definireste?

Quello che vediamo noi è che il turismo esperienziale ha due facce: una positiva, che ha a che fare direttamente con la mission del Parco e una, per diversi aspetti, negativa. 
Parto dall’idea che “esperienziale” significa immergersi in un’esperienza reale e autentica in grado di farti conoscere e riflettere sui comportamenti adottati. 
Come Parco noi rientriamo perfettamente in questo tipo di esperienza: cammini, attività escursionistiche con Guide professioniste, scoperta dei borghi e delle tradizioni del luogo, “incontro” con animali selvatici, laboratori di educazione alla sostenibilità, attività di immersione nella natura incontaminata, sono alcune delle esperienze che si possono fare quando si viene in visita al Parco.  
Chi viene nel Parco sente il bisogno di avere un contatto fisico forte con la Natura che – è stato dimostrato anche a livello scientifico – ci fa stare bene e migliora l’equilibrio psico-fisico. 
Su questo aspetto legato alla salute, sono nate alcune attività immersive come “Forest Therapy”, i “bagni di foresta” che hanno effetti benefici sulla pressione sanguigna e accorciano i tempi delle riabilitazioni, oppure l’emozione di incontri occasionali con animali selvatici, come per esempio, l’orso bruno marsicano.

Quali sono le attività immersive e non convenzionali che offrite all’interno del Parco?

La crescita dell’ecoturismo ha comportato anche la crescita del numero e della tipologia di attività outdoor maggiormente praticate. 
Se decenni fa si parlava di una frequentazione delle aree protette a scopo quasi esclusivamente escursionistico, oggi sono decine le attività che vengono regolarmente praticate, dalla mountain bike al trail running, dall’arrampicata sportiva all’acquatrekking e allo scialpinismo. 
Il rapporto tra ecoturismo, turismo esperienziale e conservazione della natura è dunque molto delicato e in continua evoluzione. 
Chi gestisce le aree protette deve sempre ricordare quanto questa forma di attività ricreativa sia un importante strumento di educazione e sensibilizzazione, che favorisce la riconnessione con la natura per migliaia di persone ogni anno; un’attività che, se non correttamente regolamentata e pianificata sul territorio, può determinare una serie di criticità per la conservazione di molte specie e habitat, comprese quelle a rischio di estinzione.
Grazie alla Carta Europea del Turismo Sostenibile, un metodo di governance partecipata per promuovere il turismo sostenibile che il Parco ha adottato da ormai più di 10 anni, siamo riusciti a strutturare dei pacchetti esperienziali, dove questa parola assume il significato di immersione nell’unicità del luogo. Andare a cavallo lungo i sentieri dove è possibile incontrare i segni di presenza dei grandi predatori (orso e lupo), fermarsi a respirare in silenzio all’interno di una faggeta vetusta, pranzare con i piatti della tradizione, passeggiare la sera nei borghi del Parco e meravigliarsi della presenza di cervi che di tanto in tanto fanno “due passi” in paese, parlare con un agricoltore o un allevatore o vedere come nascono i prodotti che poi mangiamo, sono tutti ingredienti che rendono l’esperienza nel Parco unica, arricchente e per nulla in contrasto con la conservazione e la tutela.
Dobbiamo dare valore alle parole e “turismo sostenibile” significa esattamente attenzione ai comportamenti umani, sia che l’esperienza si faccia in natura, sia in luoghi culturali di pregio.

Quanto è centrale il sistema degli itinerari e dei percorsi all’interno della proposta del Parco?

Il Parco Nazionale D’Abruzzo, Lazio e Molise ha una rete di circa 160 sentieri, per un totale di oltre 750 km di percorsi da fare a piedi, in parte in MTB, a cavallo e anche col cane al guinzaglio. 
In più, all’interno del Parco, abbiamo diversi “cammini”, ovvero percorsi dedicati a temi specifici come il “Sentiero Sipari”, dedicato al fondatore del Parco, il sentiero dei Marsi, che collega le principali località presenti in quello che era l’antico lago del Fucino, e anche alcune tappe di un cammino, “la Via dei Lupi”, che parte da Tivoli, alle porte di Roma, e finisce a Civitella Alfedena, un piccolissimo Comune del Parco dove ci sono l’area faunistica e il Centro Visite del Lupo. Il cammino è un sentiero che porta coloro che decidono di percorrerlo alla scoperta del “mondo” del lupo e del suo complesso rapporto con l’uomo: da belva feroce ad animale selvatico da proteggere. 
In questo cammino, fisico e culturale, ognuno può riscoprire il suo intimo rapporto con la natura selvaggia e vivere la meravigliosa storia di quello che può essere considerato a tutti gli effetti un successo della conservazione: la salvezza del lupo dall’estinzione.  

Chi è il turista “tipo” dei Parchi?

I dati internazionali dicono che l’ecoturismo, cioè quella forma di turismo sostenibile che si svolge principalmente nelle aree protette, è in costante crescita, probabilmente anche perché lo scopo è preservare e valorizzare l’ambiente naturale e culturale delle destinazioni turistiche visitate. 
In pratica, è un modo di viaggiare che dovrebbe rispettare la biodiversità, le tradizioni e le comunità locali, contribuendo allo sviluppo e alla conservazione del patrimonio naturalistico mondiale portando ricchezza nelle aree visitate. 
Questo fa capire quanto bisogno abbiamo di ritrovare un contatto vero e profondo con la natura, capace di abbassare lo stress che viviamo; altrimenti non si spiegherebbe come mai i numeri dell’ecoturismo aumentano di continuo. Chi è il turista che viene qui? Di solito sono soprattutto professionisti, che hanno, quindi, anche una buona capacità di spesa e trascorrono circa 3-4 giorni; la maggior parte sono famiglie, soprattutto italiane, anche se abbiamo una componente straniera che va aumentando. 
Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha una media di 2.000.000 di visitatori l’anno.

Quali sono i canali e i linguaggi comunicativi che utilizzate e che hanno consentito al Parco Nazionale di trasformarsi in quel brand riconosciuto che è oggi?

Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è un modello riconosciuto nel mondo da oltre cent’anni. Le persone in Abruzzo quando si parla di Parco sono abituate a riferirsi quasi sempre al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, anche dopo il 1991, anno in cui la legge Quadro sulle aree protette ne istituì altri due: il Parco Nazionale della Maiella e il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. La storia della promozione del Parco è lunga esattamente come la sua età. 
Nel 1922, il Touring Club Italiano organizzò un viaggio attraverso l’Abruzzo per incentivare la scoperta dei suoi territori. Si trattò di una vera e propria escursione della durata di una settimana, organizzata a tappe e con una strettissima tabella di marcia. 
Da allora tanta strada è stata percorsa: oggi il Parco utilizza tutti gli strumenti disponibili, da quelli più tradizionali come i comunicati stampa, il sito, le brochure, i libri e i servizi in tv, a quelli più innovativi, come i social, i video, i docu/film e i podcast. 
Abbiamo realizzato con Raiplay Sound un podcast dal titolo “Orsa Minore”, che ha fatto il giro del mondo, fino ad arrivare in Alaska. 
Da lì, una signora che ama gli orsi e stava studiando l’italiano, ci ha contattati per venire a trovarci. 
Il podcast racconta la complessità insita nella sfida per la conservazione della biodiversità.  
Salvare l’orso marsicano è una missione che coinvolge in modo totalizzante la vita di chi segue gli orsi per studiarli, monitorarli, comunicarli e proteggerli, ogni giorno. 
Un altro podcast, dal titolo “Arna”, racconta le difficoltà che gli orsi incontrano nel vivere vicino agli umani. Durante il 2022, anno del centenario, abbiamo utilizzato diversi influencer per raccontare i 24 borghi del Parco. Il lavoro oggi è raccolto in un video che è stato regalato ai singoli Comuni e testimonia l’unità territoriale che sintetizza e racconta il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Il Parco, per rispondere al proprio mandato istituzionale comunica soprattutto il valore e la tutela della biodiversità: la conservazione di specie e habitat minacciati. 
Il simbolo che più di tutti rappresenta questa sfida è l’orso bruno marsicano e la sua complessa gestione. Garantire la salvezza dell’orso significa garantire la salvezza dell’uomo.