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Cibo, vino e sapori rappresentano da sempre un pezzo importante di quel turismo esperienziale e di attivazione sensoriale che si declina in diverse forme e categorie. Per l’Italia, naturalmente, tale comparto è estremamente rilevante considerata le culture e le tradizioni enogastronomiche che si snodano lungo il nostro paese. Secondo l’ultimo Rapporto sul Turismo Enogastronomico, si stima che siano circa 9,6 milioni i viaggiatori italiani che nell’ultimo anno si sono spostati per ragioni principalmente legate alla scoperta del cibo, del vino o della birra, ma anche che sono aumentati considerevolmente rispetto al 2016 fino a rappresentare circa il 58% dei turisti italiani.
Il turismo enogastronomico si declina in modelli differenti, ciascuno espressione di un approccio specifico all’ambito in questione, spesso integrando forme tradizionali con altre più innovative ed esplorando possibili connessioni con le tendenze più recenti in termini di ricerca e scoperta.

Il turismo culinario: è la forma più classica e basilare di esperienza enogastronomica legata al viaggio e si manifesta in varie direzioni. È il turismo della partecipazione alle fiere o sagre del gusto sparse in tutta Italia quale patrimonio identitario locale di grande attrattività, delle innumerevoli Strade del gusto, del vino e dei sapori da percorrere, delle degustazioni e visite a cantine, caseifici, aziende agricole o altri luoghi della prodizione enogastronomica quali momenti specifici dell’esperienza di viaggio e servizi ad hoc costruiti dal sistema dell’offerta. Stando al solo settore vinicolo, per esempio, il mondo delle degustazioni tradizionali rappresenta circa il 70,8% dell’offerta enoturistica italiana.

Il lifestyle/gastronomy tourism: un’etichetta sotto cui possiamo far rientrare quelle esperienze di turismo enogastronomico che non si limitano al consumo “classico”, ma si connettono a nuove forme di relazione con il cibo, a un maggior orientamento verso la ricerca di una cucina legata agli stili di vita fino alla possibilità di cimentarsi in attività pratiche: un foodie tourist che sperimenta viaggi orientati a esperienze gourmet (come lo spostarsi per andare a consumare in ristoranti stellati o segnati sui guide prestigiose),  oppure che si lascia attrarre e sedurre dalla cucina “sana e responsabile”, fenomeno in ascesa, o ancora poter partecipare a lezioni di cucina e cooking class, attività di grande potenziale ancora tutto da scoprire.

Profilo del turista

immagine turista

Viaggiare per motivi enogastronomici è un’attività prevalentemente “famigliare”: la condivisione dell’esperienza con due o tre persone è, infatti, la tipologia che emerge come più diffusa e superiore alla media complessiva. Il turista enogastronomico preferisce viaggi brevi, sia nella distanza (316 km) che nella durata (il 62% sceglie la formula del week-end). È decisamente autonomo nell’individuare le destinazioni e prenotare il viaggio, anche se spesso si aggrega a gruppi di amici già organizzati, trasformando così l’esperienza in un momento collettivo e di aggregazione. Oltre al B&B, struttura ricettiva preferita, ama soggiornare in agriturismo (32,4%, il dato più alto dei cinque profili di turista), vivendo così l’esperienza enogastronomica a 360 gradi. La sua spesa media è di 748 euro.

Luoghi, itinerari e destinazioni

Festival, eventi legati alle tradizioni culinarie dei luoghi, strade e percorsi incentrati sulla scoperta del gusto, dei sapori e delle eccellenze produttive. Le destinazioni del turismo enogastronomico sono varie e diffuse, segno intangibile dell’autenticità e diversità del territorio italiano, compresi i numerosi itinerari e strade legati al gusto, al vino, ai sapori.